martedì, Dicembre 2, 2025

Milano, droga dello stupro, Ciro Di Maio di nuovo a processo

Nuovo processo per Ciro Di Maio, il conduttore tv e attore, già arrestato un anno e mezzo fa con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio. Il sostituto procuratore di Milano Baj Macario, dopo le indagini della guardia di finanza di Malpensa, ha chiesto per lui il giudizio immediato. Per un analogo reato, Gbl spedita dall’Olanda, il 24 agosto 2021 era stato arrestato e poi condannato a un anno e quattro mesi. Di Maio, che in tv ha esordito a fine anni ’90 come uno dei “Carramba boys”, fu arrestato e condannato in primo grado dal Tribunale di Milano a un anno e 4 mesi (concesse le attenuanti generiche) e a una multa da 3.800 euro. Il secondo arresto, che ha visto l’ex conduttore Rai prima ai domiciliari e poi in libertà allo scadere dei termini di custodia cautelare, parte da una spedizione arrivata alla Cargo City dell’aeroporto di Malpensa proveniente dalla Cina, intercettata dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Malpensa che hanno individuato la sostanza stupefacente. I finanzieri hanno eseguito una consegna controllata per di acquisire altre prove utili a individuare i responsabili del traffico di droga seguendo, in incognito e a distanza, la spedizione fino alla consegna della stessa al destinatario avvenuta a Milano. Il conseguente intervento in flagranza, ha consentito di sequestrare la spedizione contenente circa tre litri di Gbl e di arrestare l’importatore. Durante l’operazione, i finanzieri hanno perquisito l’abitazione dell’arrestato ed hanno trovato altro Gbl, in gergo detto anche “Gisella” o “Geena”, Cocaina e Mefedrone. La “Gisella” importata in Italia veniva successivamente assunta oppure ceduta, secondo l’accusa, utilizzando in quest’ultimo caso anche servizi di corrieri a richiesta. Dai primi accertamenti era emerso che DI Maio acquistava lo stupefacente on-line e lo pagava in moneta virtuale: l’etichettatura indicava che il pacco conteneva silicone. In sede di convalida davanti al Gip, Di Maio si era avvalso della facoltà di non rispondere rilasciando spontanee dichiarazioni: “la droga era per uso personale. Non l’ho mai ceduta ad altri”. La stessa linea difensiva tenuta nel primo processo.

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