venerdì, Aprile 19, 2024

Inchiesta de Le Iene sul concorso di Giuseppe Conte del 2002, nota di Palazzo Chigi: “Il loro documento non smentisce la ricostruzione del premier”

E’ “scorretto” affermare che ci sia una fattura in comune tra Guido Alpa e Giuseppe Conte e “il documento mostrato dalle Iene non vale a dimostrare il contrario ed è una chiara sciocchezza che esso smentisca la ricostruzione sin qui fornita dal Presidente Conte”. Lo precisa Palazzo Chigi, che, in merito al servizio de Le Iene sul concorso del 2002 con cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte divenne Professore di diritto privato, ribadisce quanto già affermato dal premier nell’intervista, andata in onda martedì sera nel programma di Italia Uno. “All’epoca del concorso e anche successivamente – precisa p.Chigi -non c’è mai stata un’associazione professionale, formale o anche solo sostanziale, tra il prof. Alpa e l’allora avv. Conte. Né tantomeno c’è mai stato un conto corrente unico o comunque utilizzato da entrambi. All’epoca del concorso (2002) il prof. Alpa aveva uno studio professionale associato con un avvocato genovese e non avrebbe potuto avere due differenti studi associati. A conferma di quanto sopra non è mai esistita una partita Iva comune o un conto corrente utilizzato per far confluire proventi in comune. È assolutamente scorretto, quindi, affermare che ci sia una fattura in comune tra Guido Alpa e Giuseppe Conte. Il documento mostrato dalle Iene non vale a dimostrare il contrario ed è una chiara sciocchezza che esso smentisca la ricostruzione sin qui fornita dal Presidente Conte”. “Innanzitutto il documento non è una fattura ma un progetto di fattura. Inoltre esso risale al 2009. Cosa può mai dimostrare un documento successivo di 7 anni rispetto al concorso? Nulla in 7 anni tutto può cambiare. In realtà, anche dopo 7 anni sul piano professionale tra Alpa e Conte non è cambiato nulla: nessuna associazione professionale, nessun conto in comune o utilizzato in comune”. “Il documento mostrato dalle Iene – prosegue p.Chigi – dimostra solo una cosa: che i due professionisti incaricati hanno dato al cliente (Garante della privacy) una indicazione precisa: il pagamento sul conto corrente indicato, intestato al prof. Alpa, sarebbe stato l’unico richiesto. Pagando un’unica parcella al prof. Alpa, il Garante della privacy, senza duplicare i compensi, avrebbe saldato il pagamento del primo grado e non avrebbe avuto una successiva richiesta da parte di Conte”. In effetti, “a seguito di quel progetto di parcella fu poi emessa una sola fattura al cliente da parte di Guido Alpa per il processo di primo grado. La decisione di Conte di non farsi pagare è stata dettata dal fatto che, nel primo grado di giudizio, il suo apporto all’istruzione e alla conduzione della causa è stato assolutamente marginale rispetto a quello del professor Alpa. Conte si è limitato solo a presenziare ad alcune udienze, senza contribuire alla redazione della enorme mole di memorie scritte, che notoriamente nelle cause civili sono la gran parte dell’attività difensiva. Del resto, come riconoscono anche i giornalisti delle Iene, vi sono stati altri incarichi che il professor Conte ha svolto per il Garante, ente pubblico, anche senza il coinvolgimento professionale di Alpa, in cui ha deciso di non farsi pagare”. “La decisione di rinunciare, nel 2009, a 7 anni di distanza dal concorso da ordinario, ai propri compensi non ha consentito ad Alpa di fatturare un importo maggiore. Nei collegi difensivi, infatti, ciascun professionista ha un mandato proprio, e può anche fatturare autonomamente e indipendentemente dall’entità delle parcelle degli altri membri del collegio difensivo”. Si fa presente infine, prosegue p. Chigi, “che il concorso all’Università di Caserta ‘Luigi Vanvitelli’, sostenuto e vinto dal Professor Conte nel 2002, era un concorso per titoli e la commissione, di cui era membro anche il Prof. Alpa, era composta da 5 Professori: per superare il concorso era sufficiente il voto favorevole di 3 membri su 5. La Commissione si espresse all’unanimità a favore di Giuseppe Conte. E nessuno degli altri candidati fece ricorso. In definitiva, nulla di nuovo su questa vicenda, e in ogni caso nulla che possa smentire la realtà dei fatti. Anche l’Anac si è espressa a questo riguardo. Il concorso vinto nel 2002 da Giuseppe Conte non è stato viziato da alcun conflitto di interesse”.
Redazione
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